sabato 11 settembre 2010
Premio Carver
martedì 17 novembre 2009
Leggi con i Lupi
Un libro a tinte forti, agghiacciante e coinvolgente. Consigliato a chi è stanco di leggere "di cuori mocciolosi nel tempo degli orrori".
martedì 1 settembre 2009
Recensione di Angelo Orlando Meloni su "Siracusa News"
LibriDine:
Racconti di un’Italia a Tinte Fosche, Peppe Fiore e Francesco Randazzo
di Angelo Orlando Meloni
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Francesco Randazzo, giovane drammaturgo e regista siracusano attivo da tempo con la sua Compagnia degli Ostinati, è autore eclettico che gioca con le parole mischiando sacro e profano, e che con questa raccolta, intitolata Con l’insistenza di un richiamo, si è voluto calare in un delirio bianco rosso e verde a tratti bellamente pulp.
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Leggi l'intero articolo su SIRACUSA NEWS
lunedì 27 luglio 2009
PICCOLA BOTTEGA DI QUOTIDIANI ORRORI
Recensione di Silla Hicks - Stefano Donno
Finalmente uno che ha letto Charles Michael "Chuck" Palahniuk, che l’ha studiato, anzi, è da credere. 110 pagine – 109 – che si leggono in mezz’ora, leggere nel loro terrificante disincanto, e benedette dal filo rosso dell’ironia. Avete presente Soffocare? C’è molto di Chuck, in questi raccontini che parlano di stupri, serial killer, pedofili ed estreme “second lives” come di cose quotidiane, normali, ormai parte del nostro habitat che s’è giocato ogni pudore e ogni valore, e sopravvive incosciente di se stesso. Ognuno è una piccola bomboniera – di tulle nero, è chiaro – che nasconde confetti avvelenati, ma deliziosi: il precario che esce a comprare l’ascia con cui dissezionare il cadavere della sua affittacamere e viene pestato sul raccordo da un lubrico vecchietto, il pedofilo disgustato da un’anziana checca che l’ammazzerebbe per pietà, l’extracomunitario massacrato nel sebac che s’identifica con gli escrementi attorno, l’Elettra moderna che vendica la madre morta di corna uccidendo il padre satiro e paraplegico con i piatti rotti, quello che resta della furia impotente della genitrice.
E poi la prof. obesa di filosofia che vive una vita virtuale hard e una reale di forzata astinenza (dopo la relazione con un prete, cui ha messo fine letteralmente a morsi), e soprattutto il monologo del serial killer sociologo, che ha ucciso 197 persone in 20 anni con precisione chirurgica, clone italico di Dexter, il racconto più lungo e più ispirato, quasi un testo teatrale, e difatti l’autore è regista e sceneggiatore, e si vede. In un mondo che va a rotoli, che convive con l’orrore su tutte le prime pagine e in tutti i TG, questo signore resta immune – e fieramente – dai “cuori mocciolosi” e dai lucchetti ai lampioni, e racconta ciò che vede proteggendosi con l’unica arma che l’intelligenza ha mentre dilaga il buio della mente, l’ironia vera, quella di Pirandello, che è via di fuga e alternativa alla follia. Non si può raccontare, questo libricino che davvero diverte, e insieme fa pensare senza importelo: bisogna leggerlo, e non è uno sforzo, perché, lo ripeto, è scritto con un lessico famigliare che non l’appesantisce oltre i 30 grammi di carta con cui è fatto, dimostrando che si può parlare di tutto usando le parole come tessere da colorare a piacere.
Come per le “Schegge” di Schifano, non è la dimensione che conta, ma la luce, la grana pastosa che t’ipnotizza davanti al fogliettino: sono solo schizzi, sì, ma fatti bene, infinitamente meglio di colossali tele imbrattate giusto per fare cassa.
Non m’esprimo sui lucchetti ai lampioni, io che porto le catene attorno al cuore e un cuore spezzato tatuato sopra il braccio, ma mai mi sognerei d’incatenarlo a qualcosa. Dico solo che ci ho provato, a leggere quei libri, e non sono arrivato oltre pagina quattro, mentre questo qui non volevo che finisse, e quando l’ho chiuso sono rimasto a rifletterci, in silenzio.
Indubbiamente è tosto, sì, ma non più di un ispirato Tarantino o di una performance di Orlan: è una secchiata d’acqua che ti sveglia, e no, non chiamatelo pulp, parola scagliata da Hank e abusata da tutti gli altri a seguire, soprattutto dopo la fiction di Wolf il risolutore e compagni.
Non chiamatelo pulp, perché pulp fa spesso rima con cool, e il cool questi racconti lo sbeffeggiano con l’acume concreto che ha chi non si fa abbagliare dai lustrini della civiltà dell’immagine, e riesce ancora a cogliere la vera natura delle cose: leggetelo, e basta.
E poi, cercate di credere che sia solo fantasia. Provateci, almeno. Se volete riuscire a dormire.
giovedì 16 luglio 2009
Recensione di Camillo Sanguedolce su "Storie 100X100"
Sei racconti, di cui cinque narrati in prima persona, di cui due con protagoniste femminili, di cui uno con una protagonista surreale e grottesca: la merda, che raccontandosi ci regala un amarissimo sorprendente finale. Ma l’ironia, il gusto per l’onirico, percorrono tutti i racconti mentre sullo sfondo rimane, disarticolato, il tema principale: la società, la nostra (dis)umanità.
E poiché questo libro non è il suo debutto letterario ma il mio debutto come suo lettore mi viene una fantasia che mi riporta alle origini della nostra conoscenza: i racconti in prima persona sono dei monologhi teatrali e ce ne sono un paio per i quali, ora, mi candido come interprete…
Storie 100X100 - Camillo Sanguedolce
mercoledì 1 luglio 2009
Recensione di Boris Borgato su "Mangialibri"
Sei storielle simili a dolci favole per la buona notte da raccontare ad un nipotino, tanti sono i racconti racchiusi nell’opera Con l’insistenza di un richiamo, testo il cui assunto principale esprime in modo chiaro, anche se iperbolico e paradossale, la follia dei nostri tempi. Siracusano laureato all’Accademia nazionale d’arte drammatica, Randazzo (sito personale www.francescorandazzo.tk) è noto in Italia e all’estero come regista teatrale, impegno che tuttavia non prosciuga la vena artistica dell’autore, che da tempo si dedica alla scrittura con racconti, romanzi e sillogi poetiche. La raccolta edita dai tipi di Lupo conserva nel suo centinaio scarso di pagine brio e bollicine pulp pronte ad esplodere in faccia al lettore, il tutto condito da uno stile incisivo e scorrevole che non lascia molto spazio a fantasie e digressioni: ecco raffigurata in patinata e lucente presenza la strage di un presente storico privo di qualsiasi senso.
venerdì 19 giugno 2009
Recensione di MAURO MIRCI su ParolediSicilia.it
da Parole di Sicilia
I mostri
di Francesco Randazzo
di Mauro Mirci
Francesco Randazzo è uno scrittore che non mi delude mai. Sin da quando lessi il suo “Cronache di prodigiosi amori”, romanzo eroticomico ambientato nella Sicilia ottocentesca e condannato (spero solo ancora per poco) a essere goduto solo da pochi fortunati, mi sono formato la convinzione che avrei amato ogni cosa scritta da questo autore dal multiforme ingegno e dalle variegatissime capacità artistiche. Adesso che è uscito, per i tipi della giovanissima Lupo editore, il volumetto “Con l’insistenza di un richiamo“, la mia opinione è confermata, mentre cresce lo stupore nel constatare come Randazzo sappia cimentarsi, con risultati egregi, con forme narrative sempre diverse, passando dal romanzo grottesco (il già citato “Cronache di prodigiosi amori”, Lampi di stampa), al racconto brevissimo surreale (”Papier mais”, Fara editore), al testo teatrale granguignolesco (”Otello il Nivuro di Mazzaria”, Bulzoni). Adesso questi sei racconti contenuti in “Con l’insistenza di un richiamo” ci rendono conto della sua capacità di confrontarsi con una quotidianità passata al vaglio di una personalissima sensibilità. Sono storie nelle quali la cifra stilistica di Randazzo è ben riconoscibile, ma dove il surreale che tanto gli è caro trova poco spazio, tranne che in “Other life” (il riferimento a Second life, direi, è esplicito). Il libro apre ampi orizzonti su una lettura ultra realistica della Roma di oggi. Randazzo popola i suoi racconti di mostri. Mostri tanto tangibili, però, da instillare paura autentica nel lettore, se solo questi saprà riconoscere nei personaggi altri mostri, quelli che popolano non la narrativa, bensì le pagine della cronaca nera. Questa la sorgente dalla quale l’autore attinge le sue storie, oltre che dalla sua evidente capacità di immedesimarsi nei mostri suddetti, di riprodurre i percorsi tortuosi del loro pensiero per diventare egli stesso “mostro” ed esporre in maniera convincente il punto di vista dell’emarginato, del sadico, dell’assassino seriale. Fa un po’ paura, a dire la verità, immaginare che questo signore dall’aspetto inoffensivo, che ama mostrarsi mentre fuma la pipa, contenga dentro di se (in germe, certo, solo potenzialmente, e all’unico scopo di gettarle poi su una pagina), identità tanto diverse e tanto paurose.
Roma dunque, ma potrebbe essere una qualsiasi città metropolitana, luogo orrorifico per vocazione e fucina ideale per mostri veri e inventati. Nei racconti di Randazzo c’è il rendiconto impietoso di una società decadente, votata all’implosione e alla violenza gratuita, nella quale ogni conflitto è radicalizzato, ogni sentimento è ridotto a semplice istinto di sopravvivenza. Il mondo di Randazzo è crudele e sanguigno, privo di ogni compassione. E i deboli sono ridotti davanti a due sole scelte: soccombere oppure reagire riversando su altri la violenza subita.
Come tutte le buone narrazioni, anche quelle di “Con l’insistenza di un richiamo” sono stratificate. Come detto Randazzo s’ispira decisamente al reale, c’è molta denunzia sociale, ma anche la voglia di intrattenere il lettore, almeno quello vocato alle tematiche splatter/pulp. A fare da collante, una prosa lineare e decisa, senza sperimentalismi e infioriture, molto diversa da quella di altre opere, eppure ugualmente efficace ed evocativa.